GERMINAZIONE E COLTIVAZIONE DEL PEPERONCINO:

Coltivare il peperoncino è relativamente facile se ci limitiamo ad una coltivazione in vaso. La pianta non richiede cure particolari, basta un pò di attenzione e passione. Il discorso cambia se si coltiva in campo e in grandi quantità. Relativamente facile perchè in realtà un pò di lavoro e pazienza sono neccessari.
Partiamo dalla scelta dei semi e delle specie che vogliamo coltivare. I semi si possono trovare nei negozi che si occupano di giardinaggio, o meglio, in siti internet specializzati, i quali garantiscono la purezza della varietà. Se non si vive ai tropici, bisogna sapere che non tutte le specie si possono seminare allo stesso momento. Anche in condizioni ottimali la germinazione può essere lenta e irregolare. Specie come il C.chinense o specie selvatiche, hanno un tempo di germinazione lungo anche un mese. Non solo, sempre a seconda della specie e varietà, il peperoncino richiede un tempo variabile per raggiungere la maturazione. Servono, dalla nascita, circa: 90-100 giorni per il C.annuum, 100-120 giorni per i C.baccatum, C.frutescens, C.pubescens e 120-150 giorni per i C.chinense e specie selvatiche. Quindi è neccessario seminare in anticipo se si vuole coltivare specie particolari. La prima fase è la germinazione. Esistono diverse tecniche per far germinare i semi ma le classiche sono, in terriccio o con il metodo scottex. Temperatura e umidità sono per entrambi essenziali. Per seminare in terriccio solitamente ci servono dei vasetti o anche bicchieri di plastica forati sul fondo, per evitare che si formino ristagni d’acqua e un buon terriccio da semina. Può andar bene anche la normale torba mescolata a sabbia. I semi non vanno interrati profondamente, si rischia di soffocarli, pochi millimetri sono sufficenti.
Anche se l’umidità è essenziale per il processo di germinazione, il terreno di coltura utilizzato dovrebbe essere umido, non bagnato. Ambienti troppo umidi incoraggiano la formazione di muffe e i semi sono più propensi a marcire che a germinare. Qualunque sia la specie, come regola generale si dovrebbe cercare di mantenere una temperatura tra i 25 e 30°C. Se decidiamo di coltivare solo una pianta, si può posizionare il vasetto su una superficie calda ricordandosi di mantenere l’umidità, se invece vogliamo coltivarne di più sarebbero più appropriate delle mini serre o germinatoi, facilmente reperibili in negozi di bricolage o giardinaggio. Il metodo scottex invece consiste di sistemare i semi tra due pezzi di scottex bagnato. Si sistema il tutto in una piccola scatola di plastica con coperchio o un qualsiasi contenitore chiuso, ricordandosi di mantenere l’umidità. Questo metodo ci da il vantaggio di poter mettere in germinazione molti semi insieme così da aumentare le probabilità di nascita e interrare solo i primi nati. Il seme quando germina, emette una piccola radice bianca e prima che sia troppo lunga e fragile, dobbiamo interrarlo poco profondamente e delicatamente. Il peperoncino preferisce crescere in ambienti luminosi in un terreno ben drenato e morbido, dove il livello di pH è di circa 6 (leggermente acido). L’utilizzo di miscele determina sicuramente il buon sviluppo della pianta. Una miscela interessante può essere: terriccio per ortaggi 60%, agriperlite 30%, argilla espansa 10% e una manciata di sabbia. Irrigare tutti i giorni evitando i ristagni. Anche il concime è importante ma senza esagerare, troppo concime rischia di bruciare le radici. Concimare due volte al mese con concimi specifici per pomodori o ortaggi. Ognuno comunque coltiva a modo suo, in base anche alle condizioni climatiche in cui si trova, quindi questi dati sono da considerarsi solo come un’indicazione generale.

OSMOPRIMING:

Come già detto, non tutte le specie e varietà hanno gli stessi tempi di germinazione, quindi anche seminando allo stesso momento, alcune plantule all’interno del germbox potrebbero trovarsi in una situazione svantaggiata rispetto le altre riguardo l’esposizione alla luce. Per uniformare semi dalla diversa risposta germinativa esiste un’interessante tecnica, l’osmopriming. Consiste nel mettere in ammollo i semi per 24 o 48 ore al fine di attivare il processo di germinazione tramite l’uso di una soluzione a base di acqua demineralizzata e sale grosso da cucina. Le dosi sono di 21 grammi per litro d’acqua. I semi vengono messi nelle condizioni di immagazzinare la quantità di acqua necessaria alla germinazione finché non trovano una “barriera” che impedisce loro di proseguire rappresentata dal potenziale osmotico, il sale in questo caso. La differente pressione osmotica tra il seme e la soluzione esterna (differenza scaturita appunto dalla salinità della soluzione) spingerà le molecole d’acqua all’interno del seme attivando così tutti i processi metabolici del seme nel giro di poche ore, offrendo così un notevole risparmio di tempo. Durante il trattamento, tutti i semi vengono così gradualmente condotti ad uno stesso stadio. I risultati che si ottengono seguendo questi trattamenti si riflettono sull’uniformità in germinazione, il che si traduce nella possibilità di ottenere una omogenea crescita delle plantule. Alla fine del trattamento è importantissimo ricordarsi di lavare bene i semi, affinchè il sale residuo non danneggi la radichetta al momento della germinazione.

ELEMENTI NUTRITIVI:

Concimare il terreno adeguatamente è uno dei primi passi per avere delle piante sane, rigogliose e produttive. Gli elementi nutritivi sono quindi indispensabili alla crescita e al mantenimento del metabolismo delle piante. La carenza di elementi nutritivi si manifesta sulle piante in svariati sintomi e con manifestazioni caratteristiche. Tuttavia anche un eccesso potrebbe danneggiare o addirittura rovinare l’intera pianta. Un giusto apporto è da valutare anche dal tipo di terreno a disposizione, infatti talvolta, le caratteristiche della composizione di un terreno (troppo argilloso, pH acido, troppo sabbioso, ecc..), creano situazioni che bloccano la disponibilità di determinati elementi nutritivi, che, anche se presenti, la pianta non riesce ad assimilarli. Inoltre il sovradosaggio di un singolo elemento può impedire o limitare l’assimilazione di un altro.

Azoto (N):

E’ un macroelemento, costituente essenziale di tutti gli aminoacidi, proteine, molecole di clorofilla, acidi nucleici (DNA, RNA), ed è quindi importantissimo per la crescita sana di una pianta. Promuovendo la produzione di clorofilla è l’elemento nutritivo con l’effetto più immediato e visibile sullo stato vegetativo delle piante. La concimazione con prevalenza di azoto porterà a piante strutturalmente forti e rigogliose ma povere o prive di fiori e frutti. La carenza invece si manifesta con clorosi (colorazione giallastra), prima nelle foglie più vecchie e poi in quelle più giovani.

Fosforo (P):

E’ un macroelemento che svolge un’importante funzione sulla formazione delle radici e sul processo di fioritura. Attivatore di numerose attività enzimatiche, entra nella composizione delle sostanze di riserva e delle vitamine. Anche in questo caso la carenza comporta clorosi ma anche blocco della crescita.

Potassio (K):

E’ un macroelemento fondamentale di numerosi processi biologici, dalla sintesi degli zuccheri, alla formazione dei profumi, alla colorazione dei petali e la maturazione dei frutti. Migliora la lignificazione dei tessuti, irrobustisce le piante e conferisce maggiore resistenza agli effetti di vento, caldo e malattie fungine. Irrobustisce la struttura della pianta e la qualità dei frutti con germogli robusti e meno sensibili ad attacchi di patogeni. Controlla inoltre l’apertura degli stomi delle foglie favorendo la fuoriuscita del vapore acqueo per la traspirazione delle piante. Regola la concentrazione della linfa rendendo le piante meno soggette al congelamento. La carenza di potassio comporta clorosi e si nota nell’ingiallimento delle foglie più vecchie e la formazione di macchie biancastre sul margine delle foglie. I germogli e il fusto sono poco lignificati e si rompono facilmente.

Magnesio (Mg):

E’ un mesoelemento importante per la fotosintesi clorofilliana, per la formazione degli zuccheri, delle proteine, dei grassi e delle vitamine. Partecipa alla formazione di pigmenti come il carotene e le xantofille, facilita il trasferimento del fosforo negli apici vegetativi e nei semi. La concimazione con prevalenza di magnesio porterà a una colorazione intensa, brillante e da fiori, frutti e ortaggi più profumati e colorati. La carenza si manifesta con un iniziale ingiallimento internervale delle foglie più vecchie, successivamente tali tessuti diventano necrotici e la foglia cade anticipatamente, i fiori si presentano piccoli e poco colorati. I sintomi possono comunque variare a seconda della specie.

Calcio (Ca):

E’ un mesoelemento con la funzione di migliorare il vigore generale della pianta e la durezza degli steli, influenzare l’assimilazione di altri elementi nutritivi e neutralizza alcune sostanze tossiche che si producono nelle piante. Componente essenziale delle protopectine presenti nelle pareti cellulari è direttamente responsabile della consistenza dei frutti. L’apporto di Calcio aumenta nei vegetali la resistenza meccanica dei tessuti per l’azione di sostegno e rinforzo. In particolare ha la capacità di prolungare i tempi della maturazione e la senescenza dei frutti, mantenendone integra la struttura delle pareti e delle membrane cellulari. La carenza si manifesta con una crescita frastagliata in quanto i tessuti crescono in maniera distorta e deforme. Il migliore modo di somministrazione è attraverso la concimazione fogliare.

Zolfo (S):

E’ un mesoelemento con funzione di nutizione e cura dalle malattie fungine. Necessario per la formazione delle proteine, nella composizione di enzimi e vitamine. Stimola l’assorbimento dell’azoto e del fosforo ed è inoltre indispensabile per l’attività di alcuni batteri del terreno, i solfobatteri, che ossidano lo zolfo in solfato, rendendolo così disponibile alle colture. Migliora le caratteristiche chimico-fisiche del terreno, riduce il pH e favorisce l’assorbimento di meso e microelementi riducendo quindi eventuali carenze. Ha oltretutto eccellenti proprietà anticrittogamiche, specialmente nella difesa antioidica. La sua azione si differenzia dai comuni anticrittogamici "sistemici" in quanto non penetra nel tessuto e nella linfa delle piante e quindi non causa tossicità e resistenza. L’eccesso di zolfo determina una progressiva acidificazione del terreno provocando danni alle piante. La carenza comporta clorosi, piante piccole e ritardi di maturazione. Oltre i 28 °C lo zolfo diventa fitotossico, quindi è consigliabile l’uso alla sera o alla mattina presto.

Ferro (Fe):

E’ un microelemento catalitico, considerato tra i più indispensabili alla vita delle piante. Lo si trova presente soprattutto nelle foglie, accumulato in prevalenza nei cloroplasti dove partecipa alla sintesi della clorofilla, il pigmento importantissimo che colora le piante di verde e nella fotosintesi clorofilliana dove trasforma l’energia luminosa in energia chimica. In sua assenza tutti gli organi verdi, si decolorano per aclorofillia, cioè scarsa o mancata formazione di clorofilla. In caso di carenza la pianta presenta clorosi e depigmentazione, soprattutto nelle foglie giovani. Le venature però rimangono verdi e risaltano sulla lamina fogliare trasparente e molto fragile. Non bisogna comunque eccedere con la somministrazione del ferro in quanto viene inibito l’assorbimento del manganese.

Manganese (Mn):

E’ un microelemento che partecipa alla regolazione della azione enzimatica, interviene nella fotosintesi e nell’idrolisi dell’acqua, aumenta la resistenza delle piante a stress e malattie. Di solito è sempre presente in quantità necessarie ma la carenza comporta necrosi delle nervature e lesioni necrotiche diffuse. A differenza degli altri microelementi, il manganese può essere assorbito dalle piante e accumulato nei tessuti in quantità eccedenti il fabbisogno, agendo quindi da elemento tossico.

Boro (B):

E’ un microelemento necessario per la germinazione del polline, per la formazione dei fiori, dei frutti e delle radici, per il trasporto dei carboidrati e per l’assorbimento dei cationi, in particolare del calcio. Migliora il processo di allegagione. E’ coinvolto anche nella sintesi dei pigmenti colorati, facilita l’assorbimento del calcio ed è essenziale in quanto in sua assenza le piante superiori non riescono a completare il loro ciclo vitale. La carenza comporta il blocco della crescita delle radici.

Zinco (Zn):

E’ un microelemento catalitico poichè è un componente di diversi sistemi enzimatici che interessano il metabolismo delle sostanze proteiche. Tende ad accumularsi nelle zone di maggiore attività fisiologica e in particolare nei semi, per i quali la formazione e lo sviluppo sono ostacolati da carenze di questo elemento. La sua carenza comporta inoltre un arresto della crescita in quanto questo elemento è essenziale per la sintesi di un ormone della crescita l’Auxina.

Rame (Cu):

E’ un microelemento nutritivo catalitico la cui attività nel metabolismo vegetale è spesso complementare a quella del ferro. Necessario per la sintesi della clorofilla, delle proteine e nella fissazione dell’azoto. La carenza comporta deformazione e ingiallimento delle foglie.

Molibdeno (Mo):

E’ un microelemento essenziale nella sintesi delle proteine e nel metabolismo dell’azoto. Al contrario degli altri microelementi il molibdeno è più disponibile a pH neutro. I sintomi di carenza iniziano a manifestarsi con clorosi e necrosi lungo la nervatura principale delle foglie vecchie, mentre quelle più giovani appaioni deformate.

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